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Il gatto e la disabilità

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Il gatto e la disabilità

Alcuni gatti possono nascere già con la disabilità, altri invece possono diventarlo nel corso della loro vita a seguito di incidenti, di malattia o di vecchiaia.

Ci possono essere:

  • gatti con 2 o 3 zampe,
  • gatti ciechi,
  • gatti sordi,
  • gatti sordo-ciechi,
  • gatti affetti da spasmi muscolari (con problemi di coordinazione e tremore muscolare),
  • gatti con ipoplasia radiale (con gli arti anteriori gravemente paralizzati e le singole dita delle zampe che vanno in direzioni differenti).

I gatti hanno una grandissima capacità di adattarsi e di reagire alla loro condizione disabile e con il tempo riescono istintivamente a sviluppare le parti del corpo (es. le zampe) e del cervello (i sensi rimasti) per sopperire al senso/arto mancante, imparando a valutare alternative possibili nel fare determinate attività.

Quando la perdita di un senso (vista, udito) è graduale, ad esempio dovuto all’avanzare degli anni, il gatto riesce a compensare ed a fronteggiare a mano mano questo suo nuovo stato e spesso i padroni non si accorgono della sua sopraggiunta disabilità.

Un gatto nato con la disabilità vive e considera la sua situazione in modo diverso, in quanto per lui è la normalità, non si vedrà infatti come un gatto “diverso”. Il gattino, crescendo, imparerà a fare tutto in modo autonomo.
Un gatto che ha vissuto l’insorgere della disabilità a seguito di incidenti o malattia, riuscirà ad adattarsi in modo sorprendente ed a far fronte a questa sua nuova condizione. Sarà necessario però un lasso di tempo per “accettare” la sua nuova situazione, ossia comprendere i suoi nuovi limiti e regolarsi di conseguenza. Il tempo per acquistare una propria indipendenza sarà variabile, in quanto l’età del gatto influirà molto sul recupero.
Un gatto disabile potrà vivere la sua “vita da gatto” in tutta serenità, l’umano di riferimento dovrà però adottare, a seconda della disabilità, mirati accorgimenti sia nel territorio del micio (casa/appartamento) e sia nel suo comportamento con il micio (interazioni), per permettere al gatto di svolgere le sue attività quotidiane.
Il gatto disabile deve poter fare esperienze nella sua nuova condizione, senza che i membri umani della famiglia intervengano subito per paura che si faccia male, ma solo se veramente necessario (ossia in caso di pericolo), perché il gatto nella fase di transizione avrà bisogno di poter sbagliare per comprendere i suoi nuovi limiti.

Simona Cherubini
Consulente per la Convivenza con il Gatto – livello Avanzato
Operatore in Comunicazione Naturale Gatto-Uomo®

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